Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 291

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La
hybris
dell’aspirazione alla longevità
Anche se entrambe corrette dal punto di vista aritmetico, per un
venticinquenne è cosa ben diversa pensare di avere vissuto “moral-
mente” solo un quarto della propria esistenza e non la metà.
La tavola di Buffon dunque non ha una funzione descrittiva,
non serve per calcolare gli interessi sulle rendite vitalizie o i premi
assicurativi, ma è lo strumento normativo con il quale il naturali-
sta francese tenta di «razionalizzare, matematizzandolo, il rapporto
suo, e degli uomini del suo tempo, con la morte»
18
.
Un rapporto che la tavola ci aiuta a decifrare se ci soffermia-
mo in particolare sull’aspettativa di vita degli ultraottantenni che,
secondo Buffon, è sempre di tre anni. Ci si sarebbe aspettati un
risultato diverso; infatti, almeno secondo gli odierni metodi di cal-
colo del
longevity-risk
più si invecchia e meno probabilità si hanno
di continuare a vivere. Anche se Buffon non fornisce informazioni
sul metodo di calcolo adottato, i suoi risultati, ad eccezione della
speranza di vita alla nascita, sono molto simili a quelli ottenuti ap-
plicando alle tavole di mortalità di Dupré de Saint Maur gli attuali
criteri statistici.
Poiché la tavola si ferma a ottantacinque anni, mentre Dupré regi-
stra i decessi fino a cento, si può ipotizzare che Buffon, resosi conto
che per età molto avanzate il calcolo delle probabilità perde signifi-
cato a causa della drastica riduzione dei casi osservati, abbia troncato
la tavola e assegnato una plausibile e costante speranza di vita.
Buffon chiarisce questo aspetto nel lungo e dettagliato saggio
sulle
Probabilités de la durée de la vie
(scritto nei primi anni Sessanta
ma pubblicato nel 1777) nel quale fissa la regola generale della
forza della mortalità. La speranza di vita è massima nei primi sette
anni, e man mano che si va avanti con l’età non diminuisce con
la stessa rapidità degli anni che passano. Secondo Buffon, a dieci
18
C. Milanesi,
Morte apparente e morte intermedia. Medicina e mentalità nel dibattito
sull’incertezza dei segni della morte (1740-1789)
, Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana Treccani, 1989, p. 155; l’autore ha messo in luce come in Buffon rie-
cheggino «temi e concezioni propri dell’epicuerismo classico» (ivi, p. 159), an-
che se, come ha mostrato T. Hoquet (
Buffon: histoire naturelle et philosophie
, Paris,
Honoré Champion Editerur, 2005, p. 538), Buffon «bien loin de moraliser l’hi-
stoire natutelle, phisicise des thémes moraux classique».
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