Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 195

Il mito di Prometeo in età moderna
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Semioticamente ciò che è alto si identifica con il cielo e con Dio,
connotato da un «ambito separato, cosmico religioso e politico,
[…] vietato alla conoscenza umana»
11
. È significativo che Dante,
non conoscendo a fondo il mito di Prometeo, nominato una sola
volta di sfuggita nel
Convivio
in un passo che è una semplice citazio-
ne del luogo qui ricordato di Ovidio, lo sostituisce, come esempio
di
hybris
, con i miti semanticamente paralleli di Fetonte e di Icaro,
dei quali nella
Commedia
si isola l’istante più drammatico, quello
dell’insuccesso di un’impresa viziata dal peccato di supponenza,
ovvero di superbia. La favola archetipica del volo umano, attestato
in ogni civiltà
12
, li coglie non già nell’ebbrezza ascensionale ma,
proprio a causa del loro volere spingersi troppo in alto, nella con-
seguente caduta, quando Fetonte «abbandonò li freni» del carro
del Sole
13
e Icaro sentì la cera sciogliersi per il calore solare, per-
dendo così le ali fabbricategli da Dedalo
14
. È quasi scontato rianda-
re al «folle volo» di Ulisse, nella
Commedia
rivissuto tante volte con
la frequenza di un incubo incancellabile, anche perché l’eroe greco
è «figura»
15
di Lucifero allorché «cadde giù dal cielo» (
Inf
., XXXIV,
121), non diversamente dalla nave di Ulisse, la cui prora è vista «ire
in giù» (XXVI, 141).
L’episodio di Ulisse è uno dei tanti che, decontestualizzato e
reso attuale, è stato interpretato in un modo molto distante da
come lo aveva inteso Dante. Le generazioni moderne che hanno
ereditato gli ideali della rivoluzione scientifica hanno considera-
11
G. Ginzburg
, L’alto e il basso,
cit., p. 111.
12
M. Eliade,
Symbolismes de l’ascension et «rêves éveillés»
, in Id.,
Mythes, rêves et mys-
tères
, Paris, Gallimard, 1957, pp. 126-139.
13
Dante,
Inf
., XVII, 107. L’episodio di Fetonte si riaffaccia tanto in Purgato-
rio, dove «mal non seppe carreggiar» la strada (
Purg
., IV, 72), quanto in Paradiso,
dove «mal guidò» il timone del suo carro (
Par
., XXXI, 125).
14
«…quando Icaro misero le reni / sentì spennar per la scaldata cera, / gri-
dando il padre a lui “Mala via tieni!”» (
Inf.
, XVII, 109-111).
15
Il termine è ovviamente da intendersi nell’accezione specialistica dell’erme-
neutica biblica, applicata a Dante da un memorabile saggio eponimo di Erich
Auerbach (
Figura
– 1944 –, in Id.,
Studi su Dante
, tr. it. di M.L. Bonino De Pieri
e D. Della Terza, Milano, Feltrinelli, 1979
7
, pp. 174-221).
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