Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 452

Marco Vanzulli
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coscienza religiosa
tout court
. Analoghe considerazioni valgono per
il neokantismo, che, a sua volta, scinde, infatti, ragione e storia,
categorie e vita civile, simboli e dinamiche sociali, e che, all’ini-
zio del XX secolo, ha rappresentato un punto di approdo per chi,
non volendo giungere ad abbracciare una posizione apertamente
irrazionalistica o vitalistica, intendesse opporsi alle posizioni sto-
ricistiche e positiviste, e separare così valori e vita, storia e natura.
Il mito può divenire così l’altro-della-storia, e la ragione e la
scienza nient’altro che forme d’impoverimento della creatività ar-
chetipica originaria, forme di annullamento delle potenzialità più
profonde dell’anima umana, «oblio dell’essere» e dell’autentica vita
simbolica. Certo parliamo di autori che hanno fatto uso del me-
todo fenomenologico senza prendere le precauzioni epistemolo-
giche presenti nel pensiero di Husserl, che riprendono Kant e la
filosofia trascendentale, ma rifiutandone l’empirismo. La tentazio-
ne irresistibile è allora quella di ontologizzare immediatamente la
coscienza, di oggettivare senza mediazioni il soggettivo. L’aspetto
teorico della fenomenologia che permette il passaggio immedia-
to dal vissuto all’essenza è appunto il rifiuto della storicizzazione
critica come parte integrante del metodo conoscitivo. La storiciz-
zazione critica delle esperienze vissute, raccontate, descritte ecc.
dei popoli costituisce la sola mediazione che possa trasformare il
soggettivo in oggettivo, il racconto in conoscenza oggettiva, scien-
tifica. Altrimenti, delle due l’una: o il soggettivo resta tale, irrime-
diabilmente se stesso in quanto prospettico, individuale, racconto,
memoria ecc. – è la strada presa da una parte dell’ermeneutica con-
temporanea
44
; oppure il soggettivo, l’esistenza, diventa immediata-
mente essenza, essere – è la strada presa dagli autori di cui ci siamo
occupati qui (Eliade, Rudolf Otto, Leeuw, Kerényi e Jung), che,
non a caso, si rifanno tutti al metodo fenomenologico.
44
Cfr., per esempio, P. Ricoeur,
La mémoire, l’histoire, l’oubli
, Paris, Editions
du Seuil, 2000.
1...,442,443,444,445,446,447,448,449,450,451 453,454,455,456,457,458,459,460,461,462,...500
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