Roberto Evangelista
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può comunicare nemmeno con se stesso. Una individualità chiusa
e definita non può essere penetrata da quelle idee che le permet-
tono di acquisire una forma (di essere «informate», dirà Rossi), né
può ripiegarsi su se stessa e conoscere la propria qualità, la propria
essenza. La materia è priva di autorità, del principio del proprio
operare e della possibilità di conoscerlo. Qui va fatta una prima
distinzione: Rossi parla di principio dell’operare, il che significa
che la possibilità di agire (la potenza) nasce dalla riflessione su se
stessa, dalla ricongiunzione identitaria delle cose, non da un insie-
me di regole geometricamente spiegato che determina i compor-
tamenti degli enti. Lo sguardo di Rossi è completamente differente
da quel cartestianesimo che
misura
la materia e ne ricerca le regole
poggiandosi sulla possibilità di concepire la materia senza la men-
te (dove, secondo Rossi, arriverebbe il ragionamento di Spinoza)
e concludere da questa parziale verità l’assoluta autosufficienza e
autorità della materia.
L’autorità, e ’l principato del suo proprio operare, è quella meravigliosa
conversione, o riflessione della sostanza a sé medesima, per cui la
sostanza autorevole e principale con sé medesima inseparabilmente si
ricongiunge, e da sé procedendo e in sé ritornando, ella è del suo operare
principio, e fine. Dal che si vede, che l’autorità e ’l principato dell’operare,
è il più alto grado della più perfetta comunicazione, e penetrazione: e
similmente la più nobile maniera di produzione
6
.
La materia è quanto di più lontano dall’autorità. È su queste
basi che inizia la riflessione di Rossi sulla
Mente sovrana del mon-
do
. Attraverso la distinzione della materia dalla mente si può af-
fermare la corrispondenza tra il modo di conoscere il mondo
– e la materia stessa – e un piano di organizzazione delle cose
e della certezza della conoscenza non casuale. A dimostrazione
del forte valore antropologico della riflessione rossiana, il pro-
blema della scienza appare proprio nel capitolo dedicato all’idea
dell’uomo
7
. Rossi specifica che non si tratta dell’idea cosiddetta
6
Ivi
, pp. 300-301 (pp. 5-6).
7
Cfr.
ivi
, I, 4, pp. 311-315 (33-44).
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