La filosofia di Tommaso Rossi fra scienza e antropologia
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mente ammettere che la voce del filosofo sannita sia decisamente cri-
tica nei confronti dell’attenzione da parte degli investiganti alle regole
del movimento della materia e alla indipendenza che l’universo esteso
rischiava di acquisire, sia dal punto di vista concettuale che dal punto
di vista dell’osservazione e dell’indagine.
Il pericolo che Rossi intravvedeva, in fondo, è quello di una filo-
sofia della materia, che avrebbe rafforzato non solo il diabolico pe-
ricolo dell’ateismo, ma avrebbe anche mutato le modalità di com-
prensione e di intervento sulla natura. Da una parte, infatti, l’idea
che la materia e la trasformazione degli oggetti singolari e materiali
funzionasse secondo determinate regole che l’uomo poteva – anzi
doveva – scoprire, apriva infinite possibilità tutte ugualmente peri-
colose. La causalità naturale, e proprio questo era stato fortemente
affermato da Spinoza, costituiva un insieme di cause così numero-
se da dare luogo a combinazioni se non infinite, certamente inde-
finite (l’indefinito sarebbe dunque un altro nome dell’infinito dal
lato della limitatezza dell’intelletto umano). La ragione umana non
avrebbe mai potuto prevedere l’innumerevole causalità naturale e
le innumerevoli composizioni di queste cause, trovandosi così a
dover ragionevolmente pensare un fondo oscuro inconoscibile. Il
passo dalla causalità alla casualità diventava, così, troppo breve per
non essere percorso. Nel momento in cui lo sguardo si rivolge alle
singolarità naturali oppure alla materia come realtà che tende (a
seconda della radicalità delle posizioni) a un’autoregolazione, ci si
trova di fronte a due possibili posizioni: quella di Spinoza e quella
di Locke. La prima posizione cerca di risolvere la causalità naturale
ripensando il concetto stesso di causa e offrendo all’uomo la pos-
sibilità anche solo virtuale di acquisire una conoscenza delle cause
e degli effetti. La sostanza non è né pensiero e né materia, ma sem-
plice
necessità
, ovvero regolazione di cui tutte le singolarità – dagli
attributi ai modi – sono una espressione logica e ontologica
3
. Il
tentativo di definire la sostanza in maniera così precisa e, soprat-
3
Sul problema degli attributi rimando a G. Deleuze,
Spinoza e il problema dell’e-
spressione
, Macerata, Quodlibet, 1999. Si veda anche, per la determinazione degli
attributi, B. Spinoza,
Etica
, a cura di P. Cristofolini, Pisa, ETS, 2010, parte I,
proposizione 10.
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