Roberto Evangelista
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tutto, come qualcosa che esiste al di là della sostanza pensante ed
estesa porta Rossi a convincersi di trovarsi di fronte a una forma
di materialismo, in cui la sostanza sarebbe appunto necessitata: ov-
vero si troverebbe a condividere con la materia lo stesso grado
di “non libertà”. La posizione lockiana, invece, risulta non meno
pericolosa, sebbene sembri all’abate di Montefusco più neutraliz-
zabile. Locke, infatti, non nasconde la presenza di questo fondo
oscuro dove la necessità naturale non può essere inseguita, ma lo
esplicita e così facendo dà la possibilità a Rossi di intervenire con
più facilità in merito alla negazione da parte del pensatore ingle-
se delle idee innate. Vedremo nello specifico cosa significherà per
l’autore delle
Disamina
rettificare questa posizione di Locke; per
ora basti riflettere sulla differenza che Rossi evidenzia con arguzia
fra le posizioni materialiste e nello specifico fra una posizione che
tende a ricomprendere l’indefinibilità delle cause naturali definen-
do una peculiare natura della sostanza divina, e una posizione che
mette in luce questa difficoltà arrivando a postulare la realtà della
sostanza senza definirne la possibilità conoscitiva. Naturalmente,
questo non fa di Locke un materialista minore; non si può certo
affermarlo di un filosofo che ammette la possibilità che la materia
pensi. Tuttavia, sottolineare la differenza all’interno di due gran-
di soluzioni che tentano di affrontare i problemi sollevati da un
nuovo sguardo sulla realtà naturale, indica la complessità di Rossi,
che discute e riceve queste posizioni e queste acquisizioni. Rossi si
muove nel nuovo contesto tentando di evitare che lo sguardo sulla
materia e la costituzione di una nuova scienza porti la filosofia ad
accettare la casualità degli eventi naturali e la passività della costitu-
zione materiale, limitandosi a diventare uno sguardo cieco che non
faccia altro che registrare e annotare i mutamenti imprevedibili del
divenire naturale.
Una filosofia della materia avrebbe non solo affermato l’ateismo
sotto la forma della casualità, restringendo lo sguardo umano ad
oggetti di indagine mutevoli, ma avrebbe ristretto anche la possibi-
lità di intervento dell’intelletto umano. Non c’è bisogno di scomo-
dare Locke per affermare che la riforma e la ridefinizione dell’in-
telletto umano giocano un ruolo centrale nel secolo della diffusio-
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