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Della mente sovrana del mondo
desimo che ne fa intendere la necessità del conoscere, /90/ senza
niuna dubitanza è da conchiudere che la cognizione del necessario
essere, universale ed infinito è necessaria cognizione; e sì il senso
lucido dell’uomo e la cognizion sensuale, con che sente e intende
l’infi­nito numero e l’infinita estensione, che è l’idea della materia,
è cogni­zione necessaria; e tale essendo, è evidente che ella è da
principio innata e non già acquistata.
L’idea della materia alle menti pure, quanto per noi di quello
stato si può pensare, è pellegrina; ma alla mente dell’uomo, per la
costituzione, è naturale. Perciocché, come altrove ad altro proposi-
to è stato detto, dalla costituzione risulta il senso e l’idea del proprio
numero e della propria estensione. La quale idea e il qual senso,
come antecede i sensi e le idee degli obbietti esterni, così per natura
è preceduta dall’idea dell’universal materia, che è l’infinito universal
essere materiale, che in se medesima necessariamente implica.
Il simile è da dire della nozione dello infinito mentale, cioè che
ella /91/ sia necessaria, e perciò innata. Anzi, con più di ragione
si dice che la mente nostra dalle strettezze del proprio essere con-
tingente, finito e particolare necessariamente trapassa ad intendere
l’esser mentale, necessario, universale e infinito. Perciocché, la re-
alità dell’esser mentale, per la comunione perfetta degli attributi,
è più perfetta, più attuosa e più pregevole e nobile: dal che segue
che con maggior sicurezza e maggior chiarità riconosce l’infinito.
Il solo incontro di ripugnanti attributi può esser cagione di ristrin-
gere l’universalità delle cose e l’universalità dell’inten­dimento. La
contradizion sola annulla l’essenze e oscura l’intelligenza. Ove non
occorre tale irriconciliabile ripugnanza è impossibile che la mente,
conosciuta la realità, non insieme si stenda a intendere l’infinito.
Ora, nell’esser mentale non solo non si ritruova l’ostacolo, ma di
più vi è l’invito della maggior perfezione, maggiore attività, pre-
gio e nobiltà: di modo che l’universalità dell’intendimento nell’atto
medesimo che conosce /92/ la particolarità, finizione, e contin-
genza del proprio essere mentale, non può non intendere. La reali-
tà infinita necessaria, è universale del medesimo genere.
E qui ancora la cognizione dell’infinito è prima, principale e so-
stanzial cognizione; e la cognizione del finire è secondaria, subor-
L’idea della ma-
teria è nell’uomo
innata
L’idea dell’uni­
versale infinito
mentale, esser
dee nell’uomo
innata
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