Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 354

Anna Donise
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Le diverse tradizioni non fanno che trattare diversamente lo
stesso sole, la stessa luna, la stessa terra, ecc. Ed è a partire da
questa messa a confronto che «si compie la prima scoperta della
differenza tra un essere identico in sé e i molteplici modi sogget-
tivi di apprensione»
14
. L’attenzione a questa differenza tra le tra-
dizioni soggettivo-culturali e l’idea di un unico mondo che passa
attraverso l’infinità di tutti i mondi relativi, ma che è «l’essente» al
quale mira la conoscenza, dà vita al nuovo atteggiamento che può
essere definito «teoretico»
15
. Un nuovo atteggiamento nel quale
l’uomo non cerca immediatamente una risposta ai suoi problemi
pratici, al contrario è «preso dalla passione per una conoscenza del
mondo che si stacca da tutti gli interessi» e si pone con la modalità
di uno – scrive Husserl nella
Crisi
– «spettatore disinteressato»
16
che osserva il mondo e si propone di «descriverlo adeguatamen-
te». Proprio nell’acquisire questo nuovo atteggiamento, l’uomo si
interessa non più solo alla sua propria
Umwelt
, ma anche a quelle
degli altri, con lo scopo di vedere in maniera adeguata. Si interessa
ai popoli e alle nazioni con «le loro tradizioni, i loro dèi, i loro
demoni, le loro potenze mitiche». Si tratta di un cambiamento di
prospettiva enorme che rivela per la prima volta «la differenza tra
la rappresentazione del mondo e il mondo reale», ponendo in ma-
niera nuova il problema della verità. È evidente che Husserl non
intende delineare una sorta di relativismo culturale che riduca il
concetto di “verità” al punto di vista della singola cultura. Husserl
scrive: porsi il problema della verità in modo nuovo non significa
riferirsi «al problema della verità quotidiana vincolata alla tradi-
zione, bensì di una verità identica e valida, non più accecata dalla
14
Ivi, pp. 91-92.
15
Ivi, pp. 94-96.
16
E. Husserl,
La crisi dell’umanità europea e la filosofia
, cit., p. 343. Sul tema dello
«spettatore disinteressato» si veda anche Id.,
Meditazioni cartesiane
(1931), tr. it. di
F. Costa, Bompiani, Milano, 2002, in particolare p. 66. Si veda anche P. Volonté,
L’epistemelogia trascendentale e il fondamento nella prassi
, in F. Botturi - F. Totaro - C.
Vigna (a cura di),
La persona e i nomi dell’essere. Scritti di filosofia in onore di Virgilio
Melchiorre
, vol. 1, Milano, Vita e Pensiero, 2002, pp. 241-256, in particolare pp.
251 e sgg.
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