Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 253

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La melanconia del distacco
bunale
18
. Là dove la critica implica il riconoscimento di una crisi da
attribuire ad un aumento di conoscenze privo di fondazione, Kant
assume la spinta metafisica della ragione mettendola a confronto
con il processo della conoscenza, arretrando, andando alle spalle dei
risultati, senza perdere il riferimento all’unico punto fermo dell’espe-
rienza. Nello spazio del tribunale il filosofo sposta la sua attenzione
dai contenuti alla legittimità, dalle conoscenze alla validità, indivi-
duando i limiti all’interno dei quali la ragione umana può muoversi
senza inoltrarsi in un territorio incerto e rischioso. Non si addice
al pensatore la boria o la smania, ma il rigore critico per assicurare
l’orientamento dell’itinerario, più che offrire la garanzia del succes-
so. La circolarità tra giudice e imputato crea le condizioni perché il
sentimento di imperfezione non scivoli nella rinuncia colpevole e
rassegnata, ma acquisti la capacità di tradurre i limiti in potere.
Si tratta per Kant di definire confini entro i quali il soggetto può
muoversi legittimamente, assumendo il di più dell’intelligenza ri-
spetto alla mera ricettività e determinatezza sensibili nelle forme
trascendentali all’interno dell’orizzonte regolativo della ragione. Se
assecondare il bisogno metafisico conduce su una strada rischiosa,
un suo uso bilanciato sull’esperienza anima il coraggio nel procedere
della ragione. La consapevolezza del limite è in qualche modo spinta
e condizione del filosofo la cui ricerca è segnata dalla melanconia.
In un testo precedente,
Osservazioni sul bello e sul sublime
, Kant ri-
tornando sui limiti costituzionali e fuorvianti della ragione, afferma
Un fervido senso della bellezza e dignità della natura umana, e una
padronanza e forza d’animo tali da riferire a quel sentimento, come
a principio universale, tutte le proprie azioni sono doti […che] si
approssimano alla malinconia, che è un dolce e nobile sentire, in
quanto si fonda sul timore che un’anima conscia del proprio limite
avverte quando, tutta presa da un grande proposito, scorge i pericoli
che deve sopportare, e ha dinanzi agli occhi l’ardua ma grande vittoria
dell’autoabnegazione
19
.
18
Cfr. I. Kant,
Critica della ragione pura
,
tr. it. a cura di G. Colli, Milano, Adelphi,
1976, pp. 8-9.
19
Id.,
Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime
, in Id.,
Scritti precritici
,
tr. it. di
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