Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 248

Rossella Bonito Oliva
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L’intervento della dea soccorre l’uomo nel risolvere una condi-
zione di ambivalenza rischiosa fin quando rimane nella «prigione
del corpo». Il desiderio, infatti, illimitato, una volta raggiunta la
soddisfazione,
riproporrà
l’inquietante ricerca del piacere, sempre
effimero. Se l’anima è la sede di ogni impulso, di ogni desiderio, del
principio originario di ogni vivente, non una disciplina può mette-
re a tacere queste tensioni, più utile è un esercizio di spostamento
verso scopi che assicurano più stabilità e equilibrio. È perciò la me-
scolanza a richiedere la misura e la misura a chiamare in causa l’ani-
ma e la conoscenza come fattore di discernimento non tra piacere
e bene, ma tra vero e falso. La conoscenza stessa, messa all’opera
nella
phronesis
(in cui viene richiamata simbolicamente la capacità di
dosare il respiro, se
phren
è
diaframma zona mediana tra la pancia
e la testa, tra la passione e la ragione)
,
spinge la passione verso un
godimento immateriale, perciò non soggetto al deperimento, più
duraturo che ha un effetto stabilizzante sull’individuo. È dunque
la fuggevolezza ciò che riduce il valore dell’appagamento, dal mo-
mento che la ricerca stessa è carica di un di più di aspettativa o di
timore per una trascendenza dell’anima sul corpo. Quel di più, che
essa aggiunge, trattiene oltre che intensificare, creando o carican-
do l’oggetto di una sfumatura specificamente umana. È dell’anima
avvertire l’illimitato del desiderio e proprio del desiderio trasmet-
tere all’anima l’inquietudine dell’illimitato. Solo la saggezza fonda
il giusto orientamento incanalando l’illimitato nel limite secondo
una gerarchia di beni, in cui il piacere non scompare, ma scivola
agli ultimi posti delle scelte possibili. Se Platone non parla di me-
lanconia, indica nello spostamento dell’eccesso sull’amore del vero
come bene la via della
phronesis
, che, sia pure necessaria per il bene,
non è a portata di tutti.
La
phronesis
è dunque risultato di una ricerca continua, in vir-
tù dell’inestirpabile instabilità dell’umano, segnalando l’originaria
oscillazione tra desiderio e ragione nella prossimità tra eccesso e
norma, tra eccezionalità e patologia. Aristotele affronta più diretta-
mente il tema della malinconia in
Problemata
XXX, in cui associando
melanconia e genialità tocca la questione dell’eccesso e dell’instabi-
lità. Nella trattazione la melanconia si presenta come una patologia
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