Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 259

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La melanconia del distacco
unificazione. Al filosofo viene richiesta una sorta di doppio sguar-
do l’uno concentrato sul dolore della scissione, l’altro sulla totalità
che prende corpo tra visibile e invisibile. Né una tragedia, né una
commedia quella che si disegna per il filosofo, chiamato a leggere
la storia inquieta dell’umano.
Il pensiero può guarire le ferite di un mondo disgregato dove
ogni cosa sembra affidata al rapido divenire, dove si è smarrito il
senso del sacro senza un’elaborazione del lutto, dove la morte di
Dio inietta il germe del nichilismo. È il Venerdì santo il giorno del-
la filosofia che non voglia scivolare nell’impotenza, il suo un tem-
po di passione che ha dinanzi a sé la resurrezione e la conciliazione
nell’amore, portandosi lì dove Kant riteneva impossibile portarla
per uscire dalla melanconia
33
. La melanconia non sembra minac-
ciare la volontà di sistema, animata da una “magia” che inquieta
il finito in quanto virtualità aperta al di là della coscienza e della
volontà dell’individuo. Il rischio è piuttosto spostato sullo spirito
assoluto, se Hegel alla fine della
Fenomenologia
afferma che la storia
e la scienza insieme come
storia concettualmente pensata […] costituiscono la commemorazione
e il calvario dello spirito assoluto, l’effettualità, la verità e la certezza
del suo trono, senza del quale esso sarebbe l’inerte solitudine
34
.
La filosofia fa da corona vivente al trono del sapere assoluto,
impedendo un’inerte solitudine che chiuda il sapere assoluto nel
silenzio di un tiranno, cosicché la sua azione terapeutica è rivolta
ad evitare che la riflessione sia sopraffatta dalla “magia” o sia irre-
tita dalla lontananza dello spirito assoluto. Se la storia lascia sem-
pre pagine di sangue e dolore, la filosofia come scienza non può
che raccogliere da questo dolore del finito la sua spinta. Un nodo
problematico e ineludibile che suggerisce l’immagine del tribunale,
usata da Hegel per evocarne la forza sanzionatoria, il valore simbo-
33
Cfr. G.W.F. Hegel,
Fede e sapere
, cit., pp. 252-253.
34
G.W.F. Hegel,
Fenomenologia dello spirito
, tr. it. a cura di E. De Negri, Firenze,
La Nuova Italia, 1973, vol. II, p. 305.
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