Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 339

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L’arroganza della teoria
sta per definire quale sia stato il valore degli esperimenti compiu-
ti. Scopre che non dipende dall’autenticità fedele dei ricordi, ma,
piuttosto, dal significato delle finzioni che ha messo in scena e rap-
presentato. Se la psicoanalisi del Dottor S. fallisce come scienza,
inutile e pretenziosa, pure offre un’altra via d’uscita.
2. Raccontare il movimento dei giorni, trasferire il disordine del lo-
ro divenire nella forma delle parole, aggiungere il supplemento del-
la scrittura alla trama opaca degli avvenimenti diventa un gesto di
intenso «raccoglimento». Scrivere ogni giorno, testardamente, sen-
za sosta, non pretende nessuna ricompensa. Non garantisce guari-
gioni certe né lusinga con miraggi di improbabile salute. Ottiene la
sua legittimità dal godimento che genera e che ne sancisce, perciò,
la feconda utilità. La psicoanalisi, fallita come cura, lascia al suo
malato una pratica sostitutiva. A questa «misura d’igiene», Svevo
assegnerà il nome di «letteraturizzazione». Il rapporto con la pen-
na, «grezzo e rigido strumento»
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, come era stato definito da lui
stesso in tempi lontani, produce il frutto più consapevolmente du-
raturo dell’esperienza introspettiva avviata di fronte al Dottor S..
Zeno, nelle “continuazioni” del suo privato e personale cammino,
riconosce che non esiste nessun passato in sé, nella sua concreta
realtà, se non quella vita che sia diventata racconto:
Ed ora che cosa sono io? Non colui che visse ma colui che descrissi.
Oh! L’unica parte importante della vita è il raccoglimento. Quando
tutti lo comprenderanno con la chiarezza ch’io ho tutti scriveranno.
La vita sarà letteraturizzata. Metà dell’umanità sarà dedicata a leggere
e studiare quello che l’altra metà avrà annotato. E il raccoglimento
occuperà il massimo tempo che così sarà sottratto alla vita orrida
vera. E se una parte dell’umanità si ribellerà e rifiuterà di leggere le
elucubrazioni dell’altra, tanto meglio. Ognuno leggerà se stesso.
E la propria vita risulterà più chiara o più oscura ma si ripeterà si
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«Dunque ancora una volta, grezzo e rigido strumento, la penna m’aiuterà
ad arrivare al fondo tanto complesso del mio essere» (I. Svevo,
Racconti e scritti
autobiografici
, ed. crit. con apparato genetico e commento di C. Bertoni, saggio
introduttivo e cronologia di M. Lavagetto, Milano, Mondadori, 2004, p. 736).
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