Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 338

Matteo Palumbo
338
di vicende note. Questa soluzione diventa perfino rassicurante. La
malattia, ai suoi occhi, appare, infatti, «cospicua», giacché «gli ante-
nati arrivavano all’età mitologica» (p. 1049). Queste considerazioni
tendono a banalizzare i risultati che il medico raggiunge. Per Zeno
il Dottor S. diventa il prototipo di un sapere facile, meccanico, che
adatta i dati all’interno di una soluzione già precostituita. Zeno non
può che opporre, alla sicurezza del suo analista, la costatazione di
uno squilibrio che non si è annullato. Ma anzi persiste, e contrasta,
con il proprio invariato disordine, il perentorio convincimento del
dottore: «Ne rido di cuore. La miglior prova ch’io non ho avuta
quella malattia risulta dal fatto che non ne sono guarito». La dia-
gnosi, per Zeno, cozza contro questo elemento primo. Il fallimen-
to è così autoevidente che dovrebbe persuadere lo stesso dottore,
incrinando le sue certezze: «Questa prova convincerebbe anche il
dottore. Se ne dia pace».
Perfino la ricompensa, che la vicinanza del dottore sembrava
offrire, è svanita, come una bella e ingannevole bolla di sapone.
Riattingere, attraverso la psicanalisi, il tempo perduto è solo una
seducente illusione. La chimera di ritrovarlo si è spenta del tutto,
lasciando Zeno in balia dell’impietoso e fatale presente: il «vero
spazio in cui non c’è posto per fantasmi» (p. 1055), e, perciò, fuori
dell’«abisso» (p. 1053) del tempo, che ingoia uomini e fatti, can-
cellando «sorprese» ed «emozioni» (p. 1049). In luogo della me-
raviglia per le incredibili resurrezioni di episodi lontani, garantite
dalle assicurazioni del medico e convalidate dalla stessa eccitazione
di Zeno
3
, è apparsa un’altra consapevolezza: più scettica, ma non
necessariamente inappagata o delusa. Zeno, nel bilancio che sta al-
lestendo, riflette, prima di tutto, intorno alle immagini che lo han-
no accompagnato durante l’intera terapia. Ragiona del loro statuto
e dell’autenticità che esse posseggono. Discute del quoziente di
verità del loro esistere e misura la corrispondenza con gli avveni-
menti effettivamente vissuti. A questo punto del suo cammino, egli
3
«Ed io non simulai quell’emozione. Fu anzi una delle più profonde ch’io
abbia avuta in tutta la mia vita. Madida di sudore quando l’immagine creai, di
lagrime quando l’ebbi» (p. 1050).
1...,328,329,330,331,332,333,334,335,336,337 339,340,341,342,343,344,345,346,347,348,...500
Powered by FlippingBook