Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 341

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L’arroganza della teoria
Al raccoglimento coatto, sorvegliato, incanalato dalla regia del
medico, si oppone un’altra forma di raccoglimento: libera, creativa,
generatrice di scoperte e di rivelazioni. Il raccoglimento è solo l’al-
tra faccia dello scrivere, il suo momento genetico e complementa-
re: «L’unica parte importante della vita è il raccoglimento. Quando
tutti lo comprenderanno con la chiarezza ch’io ho tutti scrive-
ranno». Raccoglimento e scrittura divengono uno il correlativo
dell’altra. Sono concetti simmetrici e producono lo stesso effetto
di intensificazione vitale. Nella
Coscienza di Zeno
, «raccoglimento»,
per esempio, è la parola chiave della rivelazione compiutasi sulla
riva dell’Isonzo, raccontata nella pagina di diario datata 15 maggio
1915, e indica la premessa da cui deriva, nel corpo del romanzo, la
massima accettazione del gioco completo dei casi, talvolta dolorosi
o talvolta fortunati, di cui si compone la vita:
Per raccogliermi meglio passai il pomeriggio del secondo giorno
solitario alle rive dell’Isonzo. Non c’è miglior raccoglimento che star a
guardare un’acqua corrente. [...] Fu un vero raccoglimento il mio, uno
di quegl’istanti rari che l’avara vita concede, di vera grande oggettività
in cui si cessa finalmente di credersi e sentirsi vittima» (pp. 1065-1066).
Questo raccoglimento, che coincide con la scrittura ed è solo
un’altra forma della coscienza, diventa l’eredità preziosa e incan-
cellabile che la psicoanalisi lascia al suo disilluso proselita.
3. Con un’insistenza del tutto assente nelle altre parti del romanzo,
Zeno, nel resoconto finale del proprio lavoro, riporta in primo pia-
no l’atto materiale dello scrivere e ne fa il tema visibile e necessario
delle sue «confessioni» (p. 1050). Proprio tale lemma compare più
volte nel capitolo
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e designa il punto di vista di Zeno sull’identi-
tà delle pagine che egli ha steso. «Confessioni» diventa l’etichetta
principale con cui egli classifica la natura delle considerazioni sul
7
«Benedette confessioni» (p. 865); «lungo manoscritto» (p. 883); «libercolo e
confessioni» (p. 892); «manoscritto» (p. 894).
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