Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 18

Manuela Sanna
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quel che aveva scritto nel 1710, prende così le distanze nel ’44,
ricordando che nel
De antiquissima
«ancora si pretendeva di imma-
ginare la “sapienza degli antichi italici” e si finiva invece per non
“intenderli”, per proiettare su di loro una “sapienza riposta” che
non li riguardava»
2
.
La vicinanza effettiva a Bacone sul tema della Boria pare spesso
più che esplicito riferimento, suggestione generica legata al tema
della superstizione, in Vico accolta all’interno di un più generale
concetto di Boria: quella stessa superstizione baconiana che «senza
un velo, è una cosa deforme»
3
, nello stesso modo in cui le favo-
le stesse sono in sé veli,
involucra
. La derivazione delle borie dagli
aforismi baconiani
4
è piuttosto una suggestione degna di nota ma
nient’altro, e questo è innegabile anche per il nome che Vico stabilì
di dare a queste perversioni, quello di
borie
, così denso di significa-
to e riferimenti alieni dalle affermazioni di Bacone.
L’introduzione del concetto di Boria nella
Scienza nuova
del 1730,
preannunziato dal cenno della 1725 ma del tutto assente nelle altre
opere vichiane, sembra ricordare molto da vicino la descrizione del
procedimento analogico, così come quello mimetico, tipico della di-
namica immaginativa e percettiva in genere; pare ricalcare il model-
lo cognitivo della forma di conoscenza più vicina allo stato origina-
rio. La Boria viene senza dubbio da Vico assimilata alla conoscenza
immaginativa dei primi uomini e nel contempo messa nelle mani
di uomini che sono dotti ma non sapienti. Costituisce una falla nel
sistema epistemologico e, al pari della potenza immaginativa, rap-
presenta l’unica forma euristica di un tempo non riflessivo; anche
se la Boria appartiene però al tempo della riflessione, pur avendo
l’assetto tipico della conoscenza della prima umanità. Storicamente
collocata nel periodo della riflessione, la Boria interviene in una
fase in cui l’immaginativa comincia ad essere se non debole, almeno
2
S. Velotti,
Sapienti e bestioni
, Parma, Pratiche, 1995, pp. 62-63.
3
F. Bacone,
Della superstizione
,
in Id.,
Saggi
, a cura di C. Guzzo, Torino, Utet,
1961, p. 128.
4
Qui è indispensabile il lavoro di E. De Mas,
Vico e Bacone
, in G. Tagliacozzo
(a cura di),
Vico e l’instaurazione delle scienze
, Lecce, Messapica, 1978, pp. 11-74.
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