Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 11

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Introduzione
La raccolta di scritti riuniti in questo volume si interroga sul concetto
vichiano di boria e rappresenta il frutto di un Convegno che si tenne a
Napoli il 22 e 23 novembre 2012, come momento di sintesi e verifica in-
termedia dell’attività di ricerca svolta dall’Unità Ispf-Cnr nell’ambito del
Prin 2009, coordinato da Giuseppe Cacciatore e dedicato a “Umanesimo,
religione e democrazia politica nel terzo millennio”. L’Unità Ispf-Cnr,
affidata alla responsabilità di Manuela Sanna, aveva scelto di concentrarsi
in particolare su “Il paradigma delle ‘borie’ vichiane. Identità nazionali,
nazionalismo, democrazia, umanesimo”.
Una declinazione, questa della boria considerata dal punto di vista
dell’identità
tout court
, che si ramifica anche in direzione del mondo con-
temporaneo e trova nell’opera di Giambattista Vico e nella sua originalis-
sima tematizzazione una fonte di straordinaria attualità. Ma si è trattato
anche di seguire una pista considerevole di indagini storico-filosofiche
sulla modernità e su momenti particolarmente significativi del pensiero
filosofico fra Ottocento e Novecento; laddove la contrapposizione fra
nazionalismo e democrazia esprime quasi una posizione programmati-
ca e vorremmo dire di principio nella costruzione e nella pensabilità di
modelli originali di umanesimo. Così intesa e indagata, la
boria
, dal punto
di vista specificamente teoretico, diventa un vero e proprio paradigma,
utile, anche e forse soprattutto in età contemporanea, a individuare bar-
riere e chiusure radicali verso la conoscenza dell’altro da sé, verso un
presunto
barbaro
che può recare con sé una minaccia di spaesamento e
di espropriazione.
Tutto si fa esplicito nelle pagine vichiane a partire dall’enunciazione
della seconda
Degnità
della
Scienza nuova
del 1744, finalizzata ad esporre la
tesi delle «due spezie di borie», la «boria dei dotti» e la «boria delle nazio-
ni», che suona così: «è altra propietà della mente umana ch’ove gli uomini
delle cose lontane e non conosciute non possono fare niuna idea, le sti-
mano dalle cose loro conosciute e presenti». Il bersaglio polemico, contro
il quale si indirizzava la stigmatizzazione delle due «borie», era l’
errore
di
prospettiva cognitiva, commesso dalle nazioni e dai dotti, di intendere le
«origini dell’umanità», che in realtà «dovettero per natura essere picciole,
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