Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 12

Cacciatore - Sanna - Diana
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rozze, oscurissime», in base al modello offerto dai «tempi illuminati, colti
e magnifici». In questo modo si costruiva delle remote antichità un’imma-
gine stravolta dal bisogno tipicamente umano – dettato da limitazione di
conoscenza – di proiettare su ciò che è lontano e ignoto i tratti caratteriz-
zanti del proprio mondo vicino e noto; detto in termini diversi e a noi più
familiari: di assimilare l’alterità ri(con)ducendola a sé. Da questo atteggia-
mento, secondo Vico, nasce la credenza
boriosa
e ingiustificata diffusa fra
le nazioni – di ritenere ciascuna di aver «prima di tutte l’altre ritruovati i
comodi della vita umana» e di «conservar le memorie delle loro cose fin
dal principio del mondo» – così come fra i dotti – «i quali, ciò ch’essi san-
no, vogliono che sia antico quanto che ’l mondo».
Nel descrivere ed analizzare criticamente le due «borie», Vico non si
limitava a denunciare l’
errore
che le alimentava, frutto di una doppia igno-
ranza: ignoranza della storia delle nazioni così come si svolse e anche dei
saperi individuali; ma con parole misurate e non sempre esplicite con-
notava negativamente la protervia di un atto di
hybris
del tutto ingiustifi-
cato, con il quale comunità nazionali o individui tendevano – e tendono
tuttora, potremmo purtroppo aggiungere – ad assolutizzarsi e a porsi al
centro del mondo e della conoscenza, compromettendo in tal modo la
possibilità di sviluppare un rapporto dialogico tra nazioni, storie, culture
e religioni diverse. Ed è stato per questo che il Convegno cui il volume
rimanda aveva come titolo “Le «borie» vichiane come paradigma euristi-
co.
Hybris
dei saperi umanistici fra moderno e contemporaneo”, volendo
esso indagare la natura conoscitiva e identitaria della boria vichiana come
concetto fondativo per molte delle riflessioni successive.
Il motivo della gloria e della vanagloria si è rivelato su questa strada un
tema fecondissimo e molto duttile, un concetto che è stato applicato con
perizia in ambiti anche differenti dal punto di vista cronologico e storio-
grafico, e che ci si è mostrato subito nella sua duplice natura di
hybris
e
di
curiositas
verso la fondazione della scienza. Denunciando il limite in-
valicabile dell’umana conoscenza, la
boria
si è definita confine e dettaglio
del sapere umanistico nelle sue svariate accezioni, ed è riuscita a tradursi
in chiave concettuale di molteplici saperi e dei loro relativi linguaggi, da
quello filosofico a quello letterario, da quello storico a quello poetico, da
quello antropologico a quello storiografico.
Ad attestare lo spettro semantico pluriverso e caleidoscopico della
bo-
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