Vittorio Martucci
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segnato l’animo di quest’uomo del Sud, già così poco somigliante
al
cliché
del meridionale spensierato e indolente; e lo avevano reso
saggiamente pensoso del mondo circostante.
E certo, i diari vollero essere qualcosa di più che uno sfogo del
momento o una confessione solitaria. Essi ambirono soprattutto
a costituire il fedele taccuino di un’esperienza, per più versi ecce-
zionale, i cui frutti andavano partecipati. Il termine del viaggio si
saldava al suo inizio: occorreva proclamare alla patria di origine
che il riscatto dalla condizione di arretratezza, di asservimento e di
oppressione poteva trovarsi solo nella conoscenza di altre terre, di
altri uomini, di nuova scienza e di nuove tecniche. E tutto questo
richiedeva dedizione e sacrificio.
Qualche decennio più tardi, gli scienziati dell’Italia ancora divisa
avrebbero cominciato a riunirsi periodicamente per elaborare mappe
comuni del loro sapere
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, ma anche perché sempre più consapevoli
che il risorgimento delle scienze poteve e doveva essere prologo di
quello politico e morale. Sangiovanni fu una coraggiosa avanguardia.
L’addio alla Francia del Natale 1807, la pagina più civilmente
ispirata dei diari, può essere letto come il manifesto di questa nuo-
va strada, sull’esempio della patria di adozione, qui additata come
insuperato modello di ordinata e prospera società:
In tal modo ho abbandonato la Città ove ho dimorato otto anni
continui; ove ho passato il fiore della mia gioventù; ove ho appreso
quelle conoscenze che indarno avrei ricercato altrove, e che mi sono
state comunicate con amore paterno e affettuoso dai miei illustri maestri;
ove i pregiudizii della mia prima educazione sono stati completamente
svelti e rimpiazzati da principii di filantropia, e di generosa magnanimità
di cuore; ove sono stato amato, considerato, stimato e protetto; ove,
infine, mi si sono istillati nell’animo i principii della vera libertà sociale,
che rende grandi i re e forti i cittadini, e quelli del sacro amor di patria e
dell’amor nazionale, i quali soli rendono robusti, istruiti, indipendenti e
celebri i popoli. (23 dicembre 1807)
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Nell’Italia preunitaria i congressi furono nove, tenuti annualmente dal 1839
al 1847. Nel settimo, ospitato a Napoli nel 1845, Sangiovanni presentò la nuova
sistemazione del Museo zoologico dell’Università, da lui rinnovato. Sulle riunio-
ni scientifiche italiane si veda
I congressi degli scienziati italiani nell’età del positivismo
,
a cura di G. Pancaldi, Bologna, CLUEB, 1983.
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