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La strada di un esule
«Non vi ha città o regno tanto ricco d’ingegni che non avesse do-
vuto impoverire per morti tante e tali»
1
. L’amara constatazione di
Pietro Colletta sottoponeva all’attenzione unanime, dopo circa un
trentennio, l’enormità delle perdite in vite umane, in special modo
per l’intellettualità napoletana, che la feroce e dissennata repressio-
ne borbonica aveva cagionato infierendo contro i superstiti della
Repubblica napoletana del 1799.
L’osservazione si fisserà poi nel severo giudizio di Croce, che
risolutamente parlerà di
una reazione che forse non ha pari nella storia, perché non mai
come allora in Napoli si vide un monarca mandare alla morte e
agli ergastoli o scacciare dal paese prelati, gentiluomini, generali,
ammiragli, letterati, scienziati, poeti, filosofi, giuristi, tutto il fiore
intellettuale e morale del paese
2
.
Secondo un calcolo del Conforti, ripreso da Michelangelo
Mendella
3
, i giustiziati ammontarono a 181 ed è qui appena il caso
di ricordare Ettore Carafa, Mario Pagano, Eleonora Pimentel
Fonseca, Mario e Ferdinando Pignatelli, Domenico Cirillo.
Ancora più vasta fu la schiera dei condannati alle carceri e di
quelli poi mandati in esilio fuori del Regno. Si trattò di una dia-
1
P. Colletta,
Storia del Reame di Napoli sino al 1825
, Cosenza, W. Brenner, 1992,
vol. I, p. 278, rist. anast. dell’ed. di Milano 1861. L’opera fu composta fra il 1824
e il 1831 e pubblicata postuma da Gino Capponi nel 1834.
2
B. Croce,
Storia del Regno di Napoli
, Bari, Laterza, 1984.
3
M. Mendella,
La prima Restaurazione borbonica (1799-1806)
,
in
Storia di Napoli
,
Napoli, Società Editrice Storia di Napoli, 1976, vol. V, pp. 81-107.
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