La strada di un esule
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ranno i suoi interessi culturali e si intensificheranno le sue letture;
più salda e più feconda, infine, diverrà l’amicizia con i professori
già conosciuti
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, che lo apprezzeranno fino a considerarlo degno
di onori e di incarichi nell’antica patria, ora entrata nella sfera di
influenza dell’egemonia napoleonica: favola di un’era nuova, del
giovane povero che trova fortuna attraverso l’amore per la scienza.
In una gelida sera di febbraio, assediato dal freddo e dal bisogno,
Sangiovanni si era sfogato con rabbia contro la sorte avversa, ma
aveva anche delineato a se stesso un impegnativo programma:
Da alcuni giorni nevica continuamente, ed oggi ha nevicato sempre
e fortemente. Questo tempo molto confà alle nostre disgrazie. Nati
in climi caldi e sprovveduti di tutti i mezzi per riparare ai rigori della
stagione in questo clima, non abbiamo altro ajuto per resistervi che
la gioventù. Iddio perdoni i nostri vili ed inetti persecutori, gl’infami
distruttori del fiore della gioventù napoletana. Faccia il Cielo!!!
Comunque sia, per ciò che a me spetta, le miserie e le sventure che
dappertutto continuamente mi circondano, lungi dallo avvilirmi e
scoraggiarmi, raddoppiano sempre più il mio naturale ardente desiderio
di fare indefessamente tesoro di sublimi conoscenze, e formare il mio
spirito sul modello degli uomini liberi e forti. Un tempo forse verrà
che i nostri persecutori, appartenenti ad un branco ben degradato
della nostra specie, invidieranno le mie passate disgrazie ed avranno
bisogno dei lumi miei!!! (14 febbraio 1801)
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Sangiovanni sarà sempre molto orgoglioso dei suoi studi e della conoscen-
za di illustri scienziati, fra i quali si vedranno spesso citati personalità di fama
universale, come Cuvier o Lamarck. In una nota autobiografica ritrovata tra
le informazioni raccolte dalla polizia francese si descrive così: «J’ai appris et
exercé la médicine dans le royaume de Naples, lieu de ma naissance. En l’an
VII, lorsque l’armée Française évacua ce royaume, je fus emprisonné par avoir
été du parti des Français, et après quatre mois de prison, je fus jugé, privé de
tous mes biens et exilé pour toujours du sol qui me vit naître. On me débarqua
à Marseille. De là je vins à Paris dans le commencement de l’an 9… J’ai tenté
pendant six ans de profiter de mon séjour dans cette capitale pour m’enrichir
des découvertes du Genie Français, et je me suis occupé des sciences physiques
et naturelles sous les professeurs les plus distingués de cette ville, de la plus
part desquels j’ai l’honneur d’ être connu particulièrment» (cfr. B. Croce,
Esuli
napoletani in Francia in conseguenza dei casi del 1799. Dalle carte della Polizia francese
,
in «Archivio storico per le province napoletane», n. s., XVIII, 1932, p. 355).
L’investigazione crociana, che, tuttavia, ignora i diari di Sangiovanni, è una fonte
copiosa di notizie su molti esuli citati nei diari.
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