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Tommaso Rossi
imputato avendo, ad onta di lui, senza ragione il difende l’orgoglio-
so antagonista; conciossiaché, tanto sia il dire che una cosa non
sia e non possa essere, quanto l’affermare, che ella sia di manife-
sti contradittorj contesta: come della gloriosa divinità aver fatto
lo Spinosa, nel corso della disputa dimostreremo. Così sviato e
sprovveduto, fra le angustie di quelle generali tenuissime cogni-
zioni ristretto, più oltra in quella natura, che ha pure a suo modo
ampiezza e profondità, altro non ricercando, di là da quella con-
fusione, e in quel bujo, ha formate definizioni ed assiomi, e parte
ancora gli antichi e ricevuti ha malamente applicati: ed indi traendo
argomenti, l’empia ateologica macchina ha costrutta, e contro al
cielo innalzata. Incredibile perversità, e tracotanza, neppure nelle
tenebre del gentilesimo udita giammai: perciocchė in que’ tempi,
sebbene vi furono pochi filosofi di picciola nazione, che su que-
sto punto incerti, e dubitosi si dimostrarono, niuno nientedimeno
si ritrovò, che con argomenti combattere, e come impossibile ri-
gettare la somma verità avesse voluto. Ed esso Epicuro, famoso
maestro di libertà, è chiaro dalle sue memorie, che la divinità da
dovero avesse conceduta. Quantunque, non intendendo la secreta
guisa da una parte, e dall’altra ne’ disordini dell’umana generazio-
ne riguardando, dalla fabbrica e dal governo del mondo rimos-
sa l’avesse. Adunque quello che nella somma modal ragione del
mondo, e nella sostanzial ragione dell’uomo, ad ognuno che vi si
rivolga è manifesto, convien notare: e di là, l’una cosa dall’altra
traendo fuori ed esplicando e dilatando, di naturali lumi tesser la
scienza dell’animo dell’uomo e della Mente del mondo, che sono
della natural Teologia l’obbietto intero; giacché degli spiriti puri,
che né la coscienza dimostrare, né il senso può attingere, la co-
gnizione dalla Teologia rivelata è uopo aspettare. Or se noi per
questa via nulla conseguito abbiamo, del primo nella prima dispu-
tazione, e del secondo in questa seconda, a’ più elevati ingegni, e
più eruditi ne lasciamo il giudizio. Almeno questo è il cammino,
che abbiam tenuto, ed a questo segno abbiam riguardato. E alme-
no, il che osiamo di dire, affinché importuna modestia la degnità
delle cose non offenda, con tanta lucidezza e tanta certezza co-
gli occhi dell’intelletto scerniamo quelle due principali verità, con
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