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PREFAZIONE
L’opinione del sapere dello Spinosa, appresso alcuni esser può
maggiore di quel che veramente essere dee: imperocché l’uscir di
schiera colle novità, ne’ petti più deboli, di singolarità e di eccel-
lenza suol essere argomento. La qual cosa, se in ogni genere di
lettere è vera, nelle cose della religione, per le lusinghe del senso,
che oscura l’intelligenza, non di rado avviene che quelle scritture,
che i misterj offendono, più avidamente si cercano e in maggior
pregio si tengono: e gli Autori, come singolari ed eccellenti si lo-
dano ed essaltano. Ma lo Spinosa, che che sia del suo valore nelle
matematiche discipline, sicuramente per le sublimità metafisiche
di ogni necessario Stromento fu sprovveduto: e, come dalle sue
cose si può argomentare, per certo natural temperamento a quelle
specolazioni fu in ogni modo inetto.
Dalla famosa cartesiana definizione dell’anima dell’uomo, che
noi con una brieve disputazione latina nel suo vero e proprio senso
abbiamo esplicata e difesa; egli lo Spinosa, non potendo penetrare
nell’ampio e profondo di quella natura ma nelle superficiali cogni-
zioni fermandosi, prestamente si condusse a credere che l’anima
ragionevole, altro che un fluore di minute e lubriche cogitazioni
non fosse; e per tanto materiale ella fosse, e mortale. E da quel-
lo che nella medesima scuola della materia si diffinisce, non bri-
gandosi di estimare la necessaria indissolubil comunicazione de’
rapporti dell’ordine e ingegno mondano, ma sol ne’ modi e moti
materiali affissandosi, col primo aspetto di quelle cose terminò le
osservazioni: e sì gli parve, deposta dal soglio la mente creatrice
e formatrice, il principato dell’Universo alla Cieca materia conce-
dere. Il che con ragione allo Spinosa il nobilissimo Signor Doria
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