154
Giosuè Sangiovanni
[
sic
] all’opposto ritornare in Italia. Io ho sostenuto d’esser figlio
di francese, come lo attestava il mio cognome, e che per essere
stato lungo tempo in Italia la mia pronunzia in lingua francese
erasi alquanto alterata. Tutte queste ragioni sono state inutili ed
insufficienti a persuadere quel perfido. In tale stato di disperazione
mi sono fatto coraggio. Sono andato dal Commissario il quale era
ancora in casa. Ho ritrovato in quest’ultimo un uomo tanto umano
e sensibile quanto l’altro è barbaro e snaturato. Il Commissario mi
ha condotto all’ufficio e mi ha fatto dare il foglio vistato; ma ha
ricusato di pagarmi e di farmi continuare ad avere il posto in vettu-
ra. Io, obbligato dalla circostanza che mi era contraria, ho dovuto
mostrarmi a ciò indifferente e tacere.
22.
Ho messo tutto il mio meschino equipaggio alla posta per Lione,
e poi sono partito a piedi da Chambery.
All’uscire dalla Città mi è avvenuto un aneddoto molto senti-
mentale, che amo di notare in queste carte per mia memoria. Non
molto discosto dalla Città mi sono incontrato con una compagnia
di
conciacaldaje
del nostro regno. Avendoli intesi parlare italiano tra
loro, mi sono inteso ravvivare il cuore nello stato di abbattimento
e di palpiti in cui era. Li ho salutati in lingua patria: essi mi hanno
risposto con affezione; ed il più vecchio fra loro che faceva da
capo mi ha domandato se io era napoletano, di qual paese e per
dove era diretto. Soddisfatte le sue domande, mi ha domandato il
mio cognome. Appena che lo ha inteso, mi ha abbracciato, dicen-
domi ch’egli era stato più volte in Laurino e conosceva mio avo e
mio padre. Dopo ciò ha voluto per forza farmi pranzare con loro
in prossima taverna. Finito il pranzo mi ha chiamato in disparte
e mi ha offerto cinque Luigi d’oro
177
, dicendomi che dovendo io
fare lungo viaggio poteva avere del bisogno in istrada. Al che es-
sendomi io ricusato col ringraziarlo, egli mi ha detto che non avessi
creduto d’interessarlo giacché egli ne portava in Sua casa circa 600.
177
Il Luigi d’oro aveva un valore di 20 lire ed era stato coniato a partire dal
1640. Probabilmente più oltre Sangiovanni voleva scrivere: «dicendogli che non
ne aveva per allora bisogno».
1...,144,145,146,147,148,149,150,151,152,153 155,156,157,158,159,160,161,162,163,164,...338