Silvia Caianiello
Corpi biologici e corpi sociali: il caso della divisione del lavoro


RIASSUNTO
L’analogia tra corpi biologici e corpi sociali costituisce quasi un archetipo della cultura occidentale; il saggio muove dall’ipotesi che essa abbia tratto nuovo impulso dal farsi strada, a partire dalla metà del ‘700, di nuovi modelli discontinui della rappresentazione del corpo vivente, inteso come composizione di elementi infinitesimali. A questi nuovi modelli sembra infatti collegarsi, a partire da Buffon, infatti l’idea che la “perfezione” del corpo biologico vada misurata secondo la scala di una differenziazione crescente tra le parti.Coerente con la concettualità biologica della differenziazione appare anche il primo modello scientifico della divisione del lavoro ad opera di Adam Smith; la crescita della ricchezza delle nazioni corrisponde ad una differenziazione sociale ed economica di elementi originariamente identici, che però, se da una parte accresce la molteplicità dell’insieme, sembra impoverire e atrofizzare quella dei suoi componenti ultimi. Un modello recepito fedelmente nella ripresa biologica della “divisione del lavoro fisiologico”, proposta da Mine-Edwards nell’intento di rendere più flessibile la sistematica cuvieriana nel registrare la diversità del vivente; e per certi versi convergente anche con il potente modello embriologico proposto da Karl Ernst von Baer per spiegare la genesi della diversità delle specie all’interno di uno stesso tipo morfologico; modello che resterà, nella “divisione ecologica del lavoro” sancita dal principio darwiniano della “divergenza dei caratteri”, alla base di un concezione ramificata dell’evoluzione. La ripresa biologistica del concetto di divisione del lavoro come indicatore dell’evoluzione delle società umane in Spencer si accompagnerà all’assunto, equivocamente fondato sulla termodinamica, che l’ “omogeneo” sia più instabile dell’ “eterogeneo”; assunto che sarà confutato da Durkheim con una significativa inversione dei termini, attraverso una lucida ripresa delle argomentazioni darwiniane. L’instabilità dell’eterogeneo, e la conseguente liberazione dell’individuo dalla rigidità dei ruoli sociali, rappresenta infatti l’unica risposta adattiva valida per il milieu social, la cui velocità di trasformazione è quasi tale da rendere necessaria una forma di selezione non contrapposta a quella naturale, ma tuttavia emergente rispetto ad essa.
Biological Bodies and Social Bodies: the Case of Division of Labour

ABSTRACT
The analogy between biological and social bodies, which stands almost as an archetype in Western culture, was presumably enhanced by the emerging, in the second half of 18. Century, of a new image of the living body as a composition of infinitesimal parts; this model implied namely, with Buffon, a redefinition of the notion of perfection, following to which a whole was to be measured at the scale of an increasing differentiation of its parts. Adam Smith’s first scientific model of Division of Labour was consistent with the conceptual framework of biological differentiation. The Wealth of Nations grows along with the social and economical differentiation of originally identical units, which however, whilst increasing the multiplicity of the whole, seems to impoverish and atrophy its single components. Such a model appears to have been faithfully acknowledged in its biological reappraisal as “physiological Division of Labour”, by which Milne-Edwards essayed to mould cuvierian systematic in a more sensitive tool for recording the diversity of living beings; and partially converged with the powerful endeavour of Karl Ernst von Baer’s embryology for explaining the genesis of the diversity of species out of a common type – which was to leave its mark on the branching conception of evolution that Darwin stated through his principle of the “divergence of character”, bringing about an “ecological Division of Labour”. In its biologistic renewal with Spencer, the notion of Division of Labour was to become an indicator of evolution for human societies, but combines with the assumption, equivocally grounded on thermodynamics, that the “homogeneous” be more unstable than the “heterogeneous”. Durkheim will refute such an assumption restating Darwin’s arguments, by means of a significant inversion of terms. The instability of the heterogeneous, and the consequent liberation of the individual from the rigidity of social roles, will appear as the only effective adaptive response to the “milieu social”, whose changing rate is so high as to hint at a form of selection that, although not opposed to the natural one, might prove emergent beyond it.
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