NOTA EDITORIALE

Si presenta qui l’edizione facsimile dell’esemplare del Publicum Caroli Sangrii et Josephi Capycii, Nobilium Neapolitanorum, Funus a Carolo Austrio III Hispan(iarum) Indiar(umque) et Neap(olis) Rege indictum (Neapoli, MDCCVIII) conservato presso la biblioteca della «Fondazione P. Piovani per gli studi vichiani», a Napoli. Della collaborazione tra la Fondazione e l’ISPF, di cui questa pubblicazione digitale è un primo atto pubblico, si è detto già nell’editoriale di apertura. Di seguito invece qualche notizia sul testo, scelto in questa occasione per la sua rarità e bellezza e perché la sua natura di documentazione minore ma necessaria dell’opera di Vico ben corrisponde allo spirito che anima storicamente le due istituzioni e adesso anche il progetto di biblioteca digitale vichiana in cui l’Istituto è impegnato.
La cerimonia in memoria dei due aristocratici napoletani giustiziati dal vicerè spagnolo perché sostenitori delle pretese austriache fu voluta con molta determinazione da Carlo III d’Austria in seguito alla conquista del Regno nel 1707. Come Vico riferisce negli «Acta funeris» che aprono il volume celebrativo qui presentato, «il conte di Daun […] era appena entrato nel regno e in Napoli, capitale del regno, quando ricevette una lettera di questo tenore, scrittagli a tale proposito dal re, come se fosse ancora in marcia: Memore di tutti coloro che gloriosamente sono morti in difesa del mio regno, e memore soprattutto di Carlo di Sangro e Giuseppe Capece e di quanto essi siano stati benemeriti di me per la loro fedeltà e la loro devozione, poiché mi si dice che per ordine del duca d’Angiò le loro teste sono state esposte a monito nella città di Napoli […],  espressamente ordino che tu provveda subito ad allestire loro un funerale per quanto possibile magnifico, al quale insieme con te partecipino tutti i dignitari affinché ad esso sia conferita una maggiore solennità. Inoltre siano posti sui sepolcri epitaffi che ricordino sia la fedeltà di tali e cosi forti uomini illustri sia la mia gratitudine verso di loro affinché tutti sappiano e ai posteri sia noto che, come il duca d’Angiò, per atterrire gli altri, ha tentato con l'esempio delle condanne a morte comminate contro di loro di reprimere la loro grandissima devozione verso di me, cosi io amo che essi vengano onorati affinché siano di esempio, e in modo tale che la lealtà di questi miei sudditi sia proposta a tutti gli altri come esempio da imitare. Tieni poi presente questo, che, se per caso riceverai queste disposizioni prima ancora di essere entrato in Napoli, appena vi sarai entrato devi celebrare prima di tutto questo funerale con quegli onori che ho prescritti» (tr. it. in G. Vico, Minora. Scritti latini storici e d’occasione, a cura di G. G. Visconti, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2013, pp. 162-185, pp. 177-179; a tale edizione si rimanda per ulteriori notizie). Il conte di Daun incaricò quindi padre Benedetto Laudati di redigere l’elogio dei defunti e Giambattista Vico degli altri adempimenti, tra cui il resoconto della cerimonia e presumibilmente la stessa cura del volume edito da Felice Mosca nel 1708 (infatti «perché tutto ciò riuscisse in modo più accurato e fastoso, la celebrazione del funerale, con una utile interpretazione della disposizione del re, fu differita abbastanza nel tempo» e «fissat[a] per il 21 febbraio successivo»).
Congruentemente col significato politico dell’occasione, il volume, in ottavo grande, è stampato con magnificenza. Dopo lo scritto di Vico, in carattere corsivo, esso «esibisce tre grandi incisioni: le prime due rappresentano gli addobbi della chiesa di san Domenico [...]; la prima incisione esibisce inoltre due medaglioni raffiguranti a sinistra di chi guarda il Capece, a destra il di Sangro; la terza incisione raffigura invece il catafalco eretto nella chiesa di san Domenico. Seguono poi l’orazione latina (pp. 1-22) del padre Benedetto Laudati, e dopo questa orazione quattro lunghe iscrizioni del Vico e quattordici distici, sempre del Vico, che illustrano altrettante eleganti incisioni, di cui nove di argomento mitologico, che miticamente rappresentano ed esaltano la vicenda del Capece e del di Sangro, e cinque, sempre in onore dei due congiurati, ma non riconducibili ad una tematica unica; poi ancora quattordici brevi iscrizioni del Vico; chiudono il volume quattro distici scritti da Federico Pappacoda, marchese di Policastro e principe di Centola, in onore di Giuseppe Capece (pp. 23-57): un’edizione di lusso dunque a ricordo di questo funerale fastoso voluto da Carlo III d’Austria» (ivi, pp. 165-166).

Questa versione digitale rientra nel progetto “Biblioteca vichiana” cofinanziato dall’Unione europea POR Campania FESR 2007/2013.

www.porfesr.regione.campania.it

EDITORIAL NOTE

We reproduce here in a facsimile edition the copy of the Publicum Caroli Sangrii et Josephi Capycii, Nobilium Neapolitanorum, Funus a Carolo Austrio III Hispan(iarum) Indiar(umque) et Neap(olis) Rege indictum, Neapoli, MDCCVIII belonging to the «Fondazione P. Piovani per gli studi vichiani» in Naples. As announced in the present issue’s editorial opening, this digital publication is a first public act of the new partnership between the Fondazione and our Institute. We have chosen this volume for its rarity and beauty, and because of its nature of minor but necessary documentation of Vico’s work, that corresponds  to the history of the two institutions as well as to the mission of the Vico digital library we are now working at.
The ceremony in memory of the two Neapolitan aristocrats executed by the Spanish viceroy as supporters of the Austrian claims was strongly wanted by Charles III of Austria after he conquered the Kingdom of Naples in 1707. As Vico refers in the «Acta Funeris» which open the commemorative volume, «the Count of Daun had just entered Naples when he received this letter from the King: Cum eorum, qui per gloriam pro meo regno occubuerunt, cum omnium, tum Caroli Sangrii et Iosephi Capycii maxime, et quam bene sint de me fide et amore meriti memor agam, cumque mihi ipsorum capita Andecavensium ducis iussu in urbe Neapoli ostentui exposita esse dicantur, iam tempus datur […] ut iis sepulchrum pro virorum ac rerum gestarum dignitate honorificum extruatur. Ac pro imperio item iubeo iisdem illico funus, quantum pote est, magnificenter instructum cures, ad quod omnes magistratus tecum frequentes maioris honoris caussa conveniant. Praeterea sepulchris epitaphia, quae et talium ac tam fortium virorum fidem et meum erga eos gratum animum moneant, proponantur ut omnes sciant et posteris innotescat quod summa eorum erga me studia uti dux Andecavensium, quo alios deterreret, mortis exemplis in ipsos editis coercere conatus est, perinde ego honore affici diligam ut exemplo sint, in quo meorum fides subiectorum ad imitandum ceteris proponatur. Illud autem moneo, quod, si forte nondum Neapolim ingressus haec acceperis iussa, primum omnium id funus, quibus indixi honoribus, exequaris». Daun then commissioned to Father Benedetto Laudati the eulogy of the deceased and to Giambattista Vico the other implications, including the ceremony report and presumably the very edition of the book, published by Felice Mosca in 1708 (in fact «in order to do eveything more accurately and sumptuously, according to an useful interpretation of the King’s provision, the celebration of the funeral was deferred in time» and «scheduled for February 21»).
Being consistent with the political significance of the occasion, the volume is printed with magnificence in large octavo. After Vico’s writing, edited in italics, it «exhibits three large incisions: the first two are the decorations of the church of St. Dominic [...]; the first incision also performs two medallions: on the left the Capece, to the right the di Sangro; the third incision instead depicts the catafalque erected in the church of St. Dominic. This is followed by the Latin oration (pp. 1-22) by Father Laudati, and after this four long inscriptions by Vico and fourteen couplets, also by Vico, illustrating many elegant engravings, including nine of mythological subject, that mythically represent and enhance the story of Capece and di Sangro, and five, in honor of the two conspirators as well, but not related to a single topic; then again fourteen short inscriptions by Vico; the volume is closed by four couplets written by Federico Pappacoda, Marquis of Policastro and Prince of Centola, in honor of Giuseppe Capece (pp. 23-57): a deluxe edition in memory of this sumptuous funeral wanted by Charles III of Austria» (see G. Vico, Minora. Scritti latini storici e d’occasione, ed. by G. G. Visconti, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2013, pp. 162-185, editorial note).

This digital version is part of the project «Biblioteca vichiana» co-financed by the European Union ERDF POR Campania 2007/2013.

 

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Citation standard

Publicum Caroli Sangrii et Josephi Capycii, Nobilium Neapolitanorum, Funus a Carolo Austrio III Hispan(iarum) Indiar(umque) et Neap(olis) Rege indictum, Neapoli, MDCCVIII. Riproduzione digitale. Laboratorio dell’ISPF. 2014, vol. XI. DOI: 10.12862/ispf14L101

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