Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 38

Giuseppe Cacciatore
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agli huomini di Stato»
15
. Per questo, Vico disapprova esplicitamente
le tendenze, che egli addebita all’invadenza del metodo cartesiano,
di quella critica che vorrebbe trasportare i metodi dalle matemati-
che alle altre scienze che, riducendo tutto alla presunta chiarezza
dell’intelletto, fiacca gli ingegni e li priva di ogni vigore.
Il circolo filosofia-storia-filologia – fondato sistematicamente sul
rapporto originario di conversione tra
verum
e
factum
e sulla relazio-
ne metodica tra critica e topica – si salda nell’unitarietà della nuova
scienza, nei rimandi necessari tra il suo essere studio delle forme
espressive dell’esperienza umana (la poesia, la storia, il diritto, la
lingua) e il suo costituirsi come filosofia dell’autorità, la quale, se,
da un lato, è tesa a meditare una «metafisica innalzata a contempla-
re la mente del Gener’Umano, e quindi Iddio per l’attributo della
Provvedenza», dall’altro, ha bisogno di una critica che accerti ciò
che storia e poesia hanno detto e scritto sull’origine delle nazioni
16
.
La
scienza vichiana è nuova (e, aggiungeremmo, consapevol-
mente
moderna),
sa di essere nuova, perché l’«arte critica» che vuole
fondare è innanzitutto rivolta alla «ricerca del vero sopra gli autori
delle nazioni» e sa, inoltre, di essere nuova perché per la prima vol-
ta la «filosofia si pone ad esaminare la filologia» (cioè, come spiega
Vico, tutto ciò che dipende dall’arbitrio umano, le storie delle lin-
gue, dei costumi, delle vicende politiche dei popoli).
In molte mie pagine teoretiche su Vico (mai disgiunte dalla let-
tura e dalla interpretazione dei testi) ho sostenuto che si poteva
ritrovare in Vico se non una chiarificazione definitiva, certamente
qualche elemento di riflessione su una delle questioni cruciali del-
la nostra contemporaneità e cioè se non sia possibile ripropor-
re un universalismo etico che sappia coniugare la normatività del
principio e la differenza storico-culturale, la necessità di costruire
schemi, modelli e paradigmi e ciò che l’esperienza, attraverso la
ricerca storico-analogica, offre al nostro sguardo e alla nostra com-
prensione. Ed è infine ancora da ben precise intuizioni filosofiche
vichiane che può discendere un’idea di critica non soltanto episte-
15
Ivi, p. 145.
16
Cfr.
ibidem
.
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