Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 375

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Ernesto Buonaiuti
soffermerà in particolare sulla lettura che Buonaiuti ha condot-
to del pensatore napoletano quale espressione della caratteristica
spiritualità mediterranea; ciò consentirà al contempo di accennare
ad alcuni dei modi attraverso cui Vico, durante la prima metà del
Novecento, è stato presentato come modello di tradizioni culturali
e politiche che, pur concorrenti, sono tuttavia giunte talvolta ad un
medesimo fraintendimento del più genuino significato speculativo
della
Scienza nuova
.
2. Se il capitolo conclusivo de
I maestri della tradizione mediterranea
rappresenta l’esito della lettura vichiana di Buonaiuti, la storia delle
incursioni di quest’ultimo sul terreno della
Scienza nuova
comincia,
quasi trentacinque anni prima e come la maggior parte delle storie
vichiane del secolo scorso, in seguito alla pubblicazione, nel 1911,
de
La filosofia di Giambattista Vico
di Benedetto Croce
7
.
Firmando con le sole iniziali “Be” una nota intitolata
G.B. Vico
interpretato da un idealista
, il «più che ereticale autore delle
Lettere di
un prete modernista»
8
prendeva difatti posizione, dalle pagine dell’ul-
7
Su questo argomento rimando al mio
Benedetto Croce. Percorsi vichiani
, in
«Magazzino di filosofia», 14, 2004, pp. 62-81(cfr. in particolare il § 2, intitolato
Ernesto Buonaiuti: critiche di metodo
, pp. 64-67). Del dibattito vichiano fra Croce e
Buonaiuti mi limiterò qui a riassumere i punti salienti per poi soffermarmi sul
testo buonaiutiano del 1945.
8
Con queste parole Buonaiuti fu definito da Croce in
Il Vico e l’ortodossia
(ora in Id.,
Conversazioni critiche
, serie V.
Scritti di letteratura e politica
, Bari, Laterza,
1939, vol. XXXII, pp. 303-314, p. 307): «al tempo in cui [… avevo] pubblicato
il mio libro sul Vico, il p. Chiocchetti ne scrisse una diligente esposizione nella
Rivista di filosofia neoscolastica
, una esposizione, come si suol dire, oggettiva, che
non prendeva partito; ed ecco, in un fascicolo seguente della stessa rivista, un
anonimo, che si sottoscriveva con una sigla (“Be”), gli saltò addosso, rimbrot-
tandolo di tepido zelo per non aver riprovato quel mio libro […]. Senonché,
quale fu la mia sorpresa quando, venuto a farmi visita nei mesi appresso il diret-
tore di quella rivista, padre Gemelli, e avendogli io domandato se potevo senza
indiscretezza chiedergli di soddisfare la mia curiosità di “bibliografo vichiano” e
indicarmi chi si celasse sotto quella sigla, egli mi rispose che era il sacerdote Er-
nesto Buonaiuti, il più che ereticale autore delle
Lettere di un prete modernista
». La
recensione di Emilio Chiocchetti alla quale si riferisce Croce è la seguente:
Giam-
1...,365,366,367,368,369,370,371,372,373,374 376,377,378,379,380,381,382,383,384,385,...500
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