Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 369

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Husserl e gli eschimesi
più alta, con ciò debba arrivare la liberazione anche per l’umanità
intera»
63
. In queste pagine Husserl è esplicitamente molto vicino a
Fichte
64
. Per Fichte l’obiettivo di una rinascita morale può e deve
passare per una ricostruzione dell’identità tedesca
65
.
Chiunque creda nella spiritualità – è il celebre passo del VII dei
Discorsi
alla nazione tedesca
–,
e nella libertà di questa spiritualità e voglia l’eterna
e continua formazione di questa spiritualità mediante la libertà, costui,
ovunque sia nato e qualunque lingua parli è della nostra specie, ci
appartiene e si unirà noi
66
.
Fichte sostiene così che chiunque creda al progresso e allo svi-
luppo dello spirito, al suo valore universale e alla sua vocazione co-
smopolitica, appartiene alla stirpe tedesca, qualunque lingua parli e
quale che sia la sua nazionalità empirica.
L’accostamento tra le lezioni del ’17 su Fichte e gli scritti degli
anni Venti e Trenta, mi sembra possa aiutare a mettere in evidenza
alcuni nuclei problematici dell’impianto husserliano. Il primo pun-
to che risulta evidente, e ci obbliga a una riflessione, è che il pas-
63
Ivi, p. 88.
64
La tarda riflessione etica husserliana è fortemente influenzata dal pensiero
fichtiano. Husserl avverte in particolare il fascino dell’idea fichtiana di una “vera
umanità” (cfr. U. Melle,
Edmund Husserl: from Reason to Love
, in J.J. Drummond
- L. Embree – Eds. –,
Phenomenological Approaches to Moral Philosophy
, Dordrecht,
Kluwer, 2002, pp. 229-248).
65
Cfr. N. Merker,
Introduzione
all’antologia J.G. Fichte,
Lo stato di tutto il popolo
,
Roma, Editori Riuniti, 1978. Merker parla di «esaltazione del primato morale dei
tedeschi» (ivi, p. 68).
66
J.G. Fichte,
Discorsi alla nazione tedesca
(1807), a cura di G. Rametta, Roma-
Bari, Laterza, 2003, p. 107. Come ha giustamente sostenuto Erich Fuchs è un
errore ridurre Fichte a nazionalista prussiano: «non si può non fraintendere i
Discorsi
se li si prende in considerazione in maniera isolata». Anche l’idea fichtia-
na di uno Stato forte dei tedeschi è una sorta di utopia che «non doveva rappre-
sentare un fine in sé, ma doveva essere al servizio di una prospettiva universale,
cosmopolitica» (cfr. E. Fuchs,
Fichte capostipite del nazionalismo tedesco? Contributo
alla comprensione dei
Discorsi alla nazione tedesca, in «Archivio di Storia della
cultura», XIX, 2006, pp. 3-15).
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