Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 35

Contro le borie “ritornanti”
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filologi; altronde la boria de’ dotti, i quali vogliono ciò ch’essi sanno
essere stato eminentemente inteso fin dal principio del mondo, ci
dispera di ritruovargli da’ filosofi: quindi, per questa ricerca, si dee far
conto come se non vi fussero libri nel mondo.
È, come sanno i lettori di Vico, proprio a questo punto che,
con immagine tradizionalmente retorica e letteraria, appare questo
lume eterno che squarcia «la densa notte di tenebre ond’è coverta
la prima da noi lontanissima antichità»: il mondo storico, il mondo
delle nazioni, «del quale, perché l’avevano fatto gli uomini, ne po-
tevano conseguire la scienza gli uomini»
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.
Insomma, ammessi e riconosciuti tutti i limiti che mostrava Vico
rispetto alla cultura filosofica e scientifica dei suoi contemporanei e
tutto il peso del tradizionalismo cattolico che gravava sul suo pen-
siero, che cos’è la
Scienza nuova
se non una delle opere
epochemachende
,
per usare il termine tedesco, e che cos’è il pensiero di Vico se non
una indagine storica e filosofica radicalmente nuova sull’origine del-
le cose, una ricerca di “pruove” filosofiche e filologiche pur dentro
la cornice ortodossa della religione? Mi pare che a testimonianza di
ciò possa bastare anche la sola indicazione del preciso obiettivo che
egli ha individuato per la nuova scienza (
Nova scientia tentatur
) di ri-
costruire, a partire dalle origini, così delle cose, come del mondo ci-
vile, la storia e il modo d’essere delle nazioni, lungo un percorso che
certamente è illuminato dalla storia ideale eterna ma che è anche e
soprattutto prodotto dell’agire storico dell’uomo e delle istituzioni
in cui si manifesta. D’altronde è con l’apparire degli elementi fon-
dativi dell’umanità, la religione innanzitutto e il formarsi dei nuclei
primitivi di aggregazione comunitaria, che le storie profane delle
nazioni nel loro originarsi diventano il vero luogo di sperimenta-
zione e certificazione non solo delle scienze storico-filologiche, ma
anche degli stessi principi di filosofia della storia.
I testi vichiani, come quelli di tutti i grandi filosofi, sono na-
turalmente soggetti alla pluralità e diversità delle interpretazioni,
talvolta anche radicalmente confliggenti. Quella sulla quale ho qui
argomentato per segnalare, a proposito delle borie, non solo la
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, capovv. 330 e 331, pp. 541-542.
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