Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 34

Giuseppe Cacciatore
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ne della storia dei popoli favolosi ed antichi. Il tema delle “borie”
mette in campo un discorso che riguarda, da un lato, il corso delle
nazioni dal punto di vista della filosofia della storia e, dall’altro, una
valutazione etica – non arrischio l’impropria espressione di giudizio
morale – sull’eccesso di borie nella storia delle relazioni tra popoli
e civiltà. Il «fonte inesausto di tutti gli errori» in cui incorsero intere
nazioni e falangi di dotti, riguarda i principi stessi dell’umanità, la
cui presunta oscurità e rozzezza,
avvertite
dalle comunità e
ragionate
dai dotti, autorizzano gli antichi popoli a pensare di essere stati pri-
ma degli altri capaci di ritrovare «i comodi della vita umana e con-
servare le memorie delle loro cose fin dal principio del mondo»
7
. I
verbi adoperati da Vico non sono scelti a caso, ma, come osserva
Battistini – con la cui interpretazione io convengo –, testimoniano
di come il filosofo napoletano sapesse operare una distinzione che
chiarisce, anche sotto l’aspetto epistemologico, il motivo dell’artico-
lazione delle due borie. Una cosa, dunque, è l’immediato
avvertire
, la
«percezione intuitiva di una collettività (
nazioni
)», altra cosa, invece,
è il meditato
ragionare
, la «razionalità riflessa degli studiosi (
dotti)
»
8
.
Come è noto, il discorso vichiano sulle borie poggia fondamen-
talmente su una ricostruzione filologica e storico-erudita (penso al
tema, per fare un solo esempio, della storia sacra o a quello della
cronologia biblica), talvolta discutibile e persino errata. Resta però
l’importanza e la centralità che Vico assegna allo strumento della
ricerca storica e filologica che, in questo caso, si manifesta come
rispetto non borioso e non presuntuoso della critica storico-filolo-
gica. La stessa progressiva dissoluzione delle borie è resa possibile
proprio dal manifestarsi di quella verità che non può essere in nes-
sun modo posta in dubbio: «che questo mondo civile egli
certamente
è stato fatto dagli uomini
». Nel capoverso precedente Vico aveva di-
pinto a tinte fosche la conseguenza delle borie.
Laonde, perché la boria delle nazioni, d’essere stata ogniuna la prima
del mondo, ci disanima di ritruovare i princìpi di questa Scienza da’
7
Sn44
, capov. 125, p. 495.
8
Cfr. A. Battistini,
Note
a
Sn44
, in G. Vico,
Opere
, cit, vol. II, p. 1519.
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