Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 281

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David Hume contro la “boria” dell’identità
Mentre argomentiamo in base al corso della natura e inferiamo una
determinata causa intelligente che dapprima ha conferito ordine
all’universo e tutt’ora lo preserva in esso, abbracciamo un principio
che è sia incerto che inutile. È incerto perché l’oggetto della nostra
ricerca è completamente al di là della portata dell’esperienza umana. È
inutile perché dal momento che la nostra conoscenza di questa causa
è integralmente ricavata dal corso della natura, noi non possiamo
mai, secondo le regole di un ragionare corretto, sviluppare a partire
dalla causa una nuova inferenza, o, facendo aggiunte al normale e
sperimentato corso della natura, fissare nuovi principi di condotta e
di comportamento
39
.
Radicare la propria ricerca e il proprio metodo nell’esperien-
za, infatti, significa rinunciare ad ogni traduzione metafisica del
finalismo perché di questo non si danno né impressioni, né idee.
L’eccedere i limiti dell’intelletto umano, infatti, indicherebbe al
pensiero un mondo indipendente dall’analisi delle percezioni e,
questo, per Hume non si dà. Questo non darsi, se si intendesse
– certo nel rispetto delle differenze – confrontarsi con Spinoza,
corrisponderebbe a quel radicale attacco contro l’antropomorfiz-
zazione del concetto di fine che, solo per fare un esempio, nella
filosofia della storia hegeliana e nelle proiezioni delle storie dei
popoli è culminato col segnare il destino di vincitori e vinti.
Spinoza denuncia alla base della metafisica del finalismo gli errori
dell’immaginazione, Hume, invece, di fronte alla boria di una pretesa
teleologia universale, reagisce con il metodo dello scetticismo mode-
rato e con il depotenziamento delle retoriche dell’intelletto astraente.
Il paziente e preliminare lavoro dello scettico diviene l’antidoto
fondamentale nei confronti di quelle costruzioni concettuali “bo-
riose” che, ben lungi dall’essere innocue elaborazioni teoriche, si
ritrovano spesso all’opera come sostrato ideal-ideologico nel tragi-
co teatro dei conflitti indentitari tra individui e popoli.
Se, dunque, come Hume insegna, l’identità è costruzione mute-
vole che si origina dal dinamico gioco di specchi tra percezione,
memoria e immaginazione, gioco per natura sempre aperto e de-
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D. Hume,
Ricerche sull’intelletto umano e sui principi della morale
, cit., pp. 309-310.
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