Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 273

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David Hume contro la “boria” dell’identità
Per parte mia, quando mi addentro più intimamente in ciò che chiamo
me stesso
, m’imbatto sempre in qualche percezione particolare di caldo
o di freddo, di luce o d’ombra, d’amore o d’odio, di dolore o di piacere.
Non riesco mai ad afferrare
me stesso
senza una percezione, né posso
mai osservare qualcosa che non sia una percezione. Quando le mie
percezioni vengono interrotte per un certo periodo, come nel sonno
profondo, non riesco a percepire il
me stesso,
e a ragione si può dire che
durante quel periodo non esisto
23
.
L’esistenza in Hume viene a coincidere con gli oggetti e, questi,
in ultima istanza, non sussistono indipendentemente dalle perce-
zioni, ma si comprendono solo a partire da queste. Utilizzando
una terminologia legata alla filosofia del ’900, è possibile affermare
che Hume, da un punto di vista epistemologico, è un correlativista
ante litteram
. Lo ha ben compreso Cassirer che nella
Metafisica delle
forme simboliche
sentenzia senza mezzi termini:
Per un’altra via Hume: reale (datum) è solo la sensazione
individuale
. Il
supposto io non è nient’altro che un «fascio di percezioni», un mero
nome per una pluralità di sensazioni
24
.
Ed è proprio la sensazione individuale, il rapporto tra impressio-
ne ed idea, a determinare l’impossibilità di pensare l’identità perso-
nale come qualcosa di originario, assoluto e semplice. Questo rap-
porto, procedendo ora oltre Hume, diviene la cifra ineludibile di
un pluralismo culturale legittimato proprio dalle differenti impres-
sioni che ne costituiscono le costellazioni di idee e dell’orizzonte
simbolico ed immaginativo che ne scaturisce, una legittimazione
che non si fa nota essenziale e immutabile proprio perché le im-
pressioni sono sempre aperte al
novum
e alla possibilità di produrre
23
D. Hume,
Trattato della natura umana
, cit., p. 505.
24
E. Cassirer,
Metafisica delle forme simboliche
, a cura di G. Raio, Firenze, San-
soni, 2003, p. 176. Cassirer rileva la forte influenza del pensiero humeano su
tutta la psicologia del XIX secolo, scrivendo: «È ben noto come questa radicale
eliminazione dell’io abbia determinato tutta la psicologia del XIX secolo – cfr.
in particolare la dottrina dell’io di Mach. Questa psicologia non è stata solo una
psicologia senz’anima, ma una “psicologia senza io”» (
ibidem
).
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