Le «borie» vichiane come paradigma euristico. Hybris dei popoli e dei saperi fra moderno e contemporaneo a cura di Rosario Diana - page 264

Giuseppe D’Anna
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Questo passaggio vichiano mette in guardia dall’arrogante azio-
ne fagocitante dell’analisi che pretende, con un sol sguardo, di do-
minare l’articolata e complessa totalità dell’infinito.
David Hume, in questa direzione, è forse uno dei pensatori del-
la modernità che più di tutti ha neutralizzato alcune costellazioni
concettuali “boriose” della filosofia occidentale, facendo presagi-
re i pericoli che tali concettualizzazioni comportano quando sono
tradotte dal piano epistemologico a quello etico-sociale e politico.
Il punto di partenza di Hume è, per certi versi, simile al pas-
saggio vichiano poco prima illustrato; infatti, nell’introduzione al
Trattato della natura umana
, si legge:
Siccome mi sembra evidente che, essendo a noi ignota l’essenza della
mente come quella degli oggetti esterni, è altrettanto impossibile
formarci una nozione dei suoi poteri e delle sue qualità, se non
attraverso esperimenti esatti ed accurati, e attraverso l’osservazione
degli effetti particolari che derivano dalle sue diverse circostanze
e dalle sue condizioni. E pur dovendoci sforzare di rendere tutti
i nostri principi per quanto possibile universali, elevando i nostri
esperimenti al massimo livello di generalità e spiegando tutti gli effetti
con poche cause semplicissime, è pur sempre certo che non possiamo
mai spingerci oltre l’esperienza; e che, qualunque ipotesi pretenda di
scoprire le ultime qualità originarie della natura umana, la dobbiamo
condannare senza indugi come presuntuosa e chimerica
3
.
Anche in questo caso “la presunzione” del filosofare o, meglio, di
certi metodi del filosofare, consisterebbe nell’aspirare ad un sapere
esaustivo ed essenzialistico circa gli oggetti del mondo esterno e
la costituzione della mente umana
4
. Non pare difficile rinvenire in
3
D. Hume,
Trattato della natura umana
, a cura di P. Guglielmoni, Milano, Bom-
piani, 2001, p. 21. Per una introduzione a Hume si veda ora F. Laudiosa,
Hume
,
Roma, Carocci, 2009; ancora valido rimane il testo di Antonio Santucci, giunto
ormai alla sua decima edizione: Id.,
Introduzione a Hume
, Bari-Roma, Laterza, 2005;
si veda anche M. Dal Pra,
David Hume. La vita e l’opera
, Roma-Bari, Laterza, 1984.
4
Deleuze riformula nel modo seguente il problema della verità in Hume,
anticipando una modalità d’interrogazione specificamente kantiana: «Così che
il problema della verità deve presentarsi ed enunciarsi come il problema critico
della soggettività stessa: con quale diritto l’uomo afferma più di quanto non sap-
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