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Giosuè Sangiovanni
no il celebre museo del conte Gazzola
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. La maniera come questi
animali sono conservati è veramente sorprendente. Essi veggonsi
divisi d’ordinario per mezzo, e si distinguono in ognuno tutte le
parti che li composero, nel loro colore naturale; cioè bianca la spi-
na, [ed] bianco il sistema nervoso, rosso rutilante il sistema arterio-
so, rosso cupo il venoso, ecc. Nella gola e nel ventricolo di alcuni
vedesi, anche diviso per metà, un altro pesce da loro metà ingojato.
È impossibile il comprendere in qual modo un simile processo ab-
bia potuto operarsi sollecitamente dopo la morte del pesce, onde
impedirne la putrefazione!!
Vi sono diamanti, smeraldi, topazii, berilli ed altre pietre prezio-
se di prodigiosa grandezza. Vi si conserva un pezzo d’oro nativo
di circa 18 libbre donato dal conte Lacépède: grandi tronchi di
legno agatizzato
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, denti di elefanti e di altri animali sconosciuti,
pietrificati; quelli stessi che dall’immortale Buffon furono descritti
nelle sue
Epoques de la Nature.
Molte cose ancora vi sono che spet-
tano alla storia dei rettili, tra le quali la celebre testa pietrificata
del voluto rettile di Mastrech
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. Ciò che spetta al Regno vegetale è
ancora ben ricco. Vi sono i due celebri erbarii di Tournefort e di Le
Vaillant, ed una raccolta di tutte le specie diverse di legni, tagliati
regolarmente e levigati, e di frutti.
L’aspetto di queste ricche collezioni, reca, nel tempo stesso,
stupore, meraviglia, entusiasmo e avvilimento. Felice colui che
potendo profitare di tali utili vantaggi, non li trascura, per cono-
scere più da presso la ricchezza e la magnificenza dei prodotti
della sempiterna natura!!
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In questa città, i medici ed i chirurghi usano di spacciare e far
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Il conte Giovanbattista Gazzola aveva riunito nel proprio palazzo di Ve-
rona una ricca collezione di fossili provenienti dal monte Bolca, illustrati poi
nell’opera di G. S. Volta
Ittiolitologia veronese
(1796-1806). La raccolta fu requisita
dalle truppe napoleoniche nel 1797, dopo l’episodio delle Pasque Veronesi.
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Con le striature come quelle dell’agata, per un processo di mineralizzazione.
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Maastricht. Si tratta di due mascelle fossili scoperte nel 1770 presso quella
cittadina olandese e portate a Parigi nel 1795 dalle armate francesi, su disposi-
zione del naturalista Barthélemie Fujas de Saint Fond.
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