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Della mente sovrana del mondo
primi albori del senso e della cogitazione. In quegli inizj del sentire
e del conoscere, egli è certo che l’uomo sente così quello che gli si
adatta e combacia, e che diletta e giova, come quello che non gli è
adattato e nuoce e dispiace. E questo il /63/ fa egli con distinti e
diversi sensi. È ancora certo che que’ sensi e dissensi grati ed ingra-
ti sono irraggiati da una qualche luce di cognizione: conciossiaché
i sensi dell’uomo del tutto ciechi e tenebrosi non possano essere
a niun patto. Né il Loke il vorrebbe, il quale libera­mente eziandio
agli animali bruti concede cognizione.
Ora, in que’ primi sensi piacevoli o dispiacevoli vi ha certamente
il senso dell’essere e del non essere, della pienezza e del difetto,
della copia e dell’inopia, della bontà e della malizia, della bellezza
e della deformità, dell’ordine e del disordine. Perciocché, co’ primi
consente, e dissentisce da secondi: quelli approva e gode, e questi
ripruova e si contrista. E in tutti questi sensi evvi senza dubbio im-
plicato il senso del vero e del falso, dell’equo e dell’iniquo, dell’uno
e del molto, del tutto e della parte. Poiché le prime cose nascono
dall’essere e dalla perfezione, e le seconde dal non essere e dal
difetto. Quel che è ciocché esser dee, concorda col senso e colla
cogitazione, /64/ ed è vero; e quello che non è ciocché esser dee
o non è affatto, discorda dal senso e dalla cognizione, ed è falso.
Equo è quello che è adattato e adegua il bisogno; è iniquo quel che
non si adatta e non adegua. E l’uomo in quello stato ancora cogli
uni consente e si diletta, e dagli altri dissentisce e si contrista.
Che del molto e dell’uno, del tutto e della parte, è cosa più
manifesta che l’infanzia ha diversi sensi e affetti. E in argomen-
to basti quello che il vecchio [Giulio Cesare] Scaligero a questo
proposito allega; cioè che se ad uno infante, toltogli di mano un
pomo, o gli si rende dimezzato o affatto non si rende; ovvero per
una medaglia di oro se gli ripone fralle mani un carbone; quello
allora certamente dà chiari segni di dispiacere, né per qualunque
lusinga giammai si acqueta. Con che aver senso dell’essere e del
non essere, del tutto e della parte, del più e del meno, del formoso
e del deforme chiaramente dimostra.
Esso Loke ha osservato che i fanciulli alla luce sempre si rivol-
gono e ne gioiscono, e che rifuggono /65/ le tenebre e si contri-
De’ primi
sensi naturali
dell’uomo
Gl’infanti hanno
i sensi dell’uno,
e del molto; del
tutto e della
parte, ed altri
sì fatti
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